L'ETNA
VA IN SCENA PER VOI..........
Una
breve storia di Milo
Milo non
conoscerebbe forse le sue attuali fortune, se un certo en Juan,
fratello di en Pere (Pedro II, re d’Aragona e di Sicilia) e suo
vicario nell’Isola, non avesse deciso di costruire intorno al 1340 fra i
boschi del Milo, un chiesetta dedicata a Sant’Andrea attribuendole i
relativi valori feudali che le permisero di sopravvivere con i tributi
locali e di diventare un priorato della chiesa di Catania. En Juan,
che trascorreva parte della torrida stagione estiva nelle costruzioni
adiacenti la chiesa e svolgeva la sua opera amministrativa ricevendo i
grandi del tempo, finì per trasformare Milo, almeno nei mesi più caldi,
nel centro politico della Sicilia. Qui, colpito dalla grande peste del
1348 che aveva vanamente tentato di sfuggire, lasciò per sempre l’amata
montagna e le sue spoglie mortali furono trasportate a Catania dove ancora
riposano. Con la morte di en Juan anche Milo perse la sua
importanza, ma la vita continuò e la comunità si accrebbe di altre anime
che trovarono nei boschi circostanti di che vivere e lavorare. Milo può
essere raggiunta da Catania mediante la provinciale per San Giovanni la
Punta, Viagrande e Zafferana (29 chilometri) oppure lasciando l’autostrada
A 28 Messina - Catania allo svincolo di Giarre, salendo fino al borgo per
una decina di chilometri di piacevolissimo percorso. Ma giungendo da
Zafferana, Milo si presenta come meglio non potrebbe, con il Bosco
Nicolosi che vale come dimostrazione completa delle bellezze naturali di
questo fortunato territorio e che, inaspettatamente, si ritrae alla vista
del paese. Dopo l’affascinante storia del Principe Giovanni e del suo
grande amore per Milo, il borgo continuò la sua tranquilla esistenza fatta
di attività boschive, agricole e pastorali ma anche di diritti feudali che
la Chiesa di Catania ebbe a concedere in successione ai vari ordini
monastici. Si hanno notizie fra il XIV ed il XVII secolo della presenza
dei Certosini, dei Benedettini e dei Teresiani: per certo solo nel 1815
Milo, che contava un migliaio di abitanti, si affrancò dalla contea di
Mascali conquistando l’autonomia. L’esperienza più tragica per Milo,
comunque, doveva iniziare il 26 novembre 1950 allorché, apertesi due
bocche eruttive a 1800 metri, l’Etna fece sentire la sua voce tonante e
l’imperio vulcanico ebbe termine solo sei mesi dopo quando i Milesi
sfollati poterono finalmente tornare a casa. Le ferite inferte al
territorio erano però state gravissime: scomparse molte delle famose fonti
cui pare si ristorasse en Juan, inghiottiti ettari di vigneti,
frutteti e bosco, divorati palmenti, mulattiere e casette rurali. Il resto
è storia recente: nel 1955 Milo, dopo una lunga battaglia legale condotta
nei confronti del comune di Giarre, conquista per sé e per la frazione di
Fornazzo l’autonomia amministrativa. Dopo di allora, malgrado le
devastanti eruzioni del 1971 e del 1979 che assestarono un altro duro
colpo all’economia del paese e provocarono uno spostamento del
tradizionale flusso turistico legato alla villeggiatura estiva dei
Catanesi, Milo ha ricominciato a ricandidarsi con autorità come centro
turistico legato alla cultura del vino e all’escursionismo di qualità.
Dal volume "Guida
alle Città del Vino di Sicilia" di Carlo Ravanello e Cinzia Tosetti. Civin
Editore
Etnino ringrazia
il Dott. Dal Cero per aver autorizzato e concesso la pubblicazione su
www.etnino.it
del suo articolo.
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